Il primo documento scritto in cui viene citata la chiesa di Santa
Caterina risale al 7 novembre 1370, ma è certo che la prima fondazione
dell’antico luogo di culto risale a molti anni prima.
L’edificio,
infatti, anche per la particolare posizione a dominio delle strade che
portano verso l’Alpago e, attraverso il passo del Fadalto, nella Marca
trevigiana, e la via che si dirige verso la città di Belluno e la
Sinistra Piave. La chiesa, a strapiombo sul fiume Piave, è dedicata,
infatti, a Santa Caterina che era invocata da chi lavorava con l’acqua e
dunque, in questo caso, dagli zattieri che passavano sul fiume, da chi
viveva a ridosso delle sue sponde e che sfruttava la forza motrice
dell’acqua per lavoro come i mugnai ed i fabbri ad esempio.
Dal Cinquecento fino agli anni più recenti la chiesa è sempre stata oggetto di interventi di ristrutturazione, restauro o semplice manutenzione da parte della comunità locale. I brani ad affresco che decorano completamente l’interno della chiesa furono scoperti solo nel 1961; vennero realizzati da diversi artisti in diversi periodi a partire dagli affreschi dell’aula che presentano una teoria di santi e scene cristologiche databili all’inizio del Trecento, fino all’unico dipinto cinquecentesco sulla parete destra del presbiterio.
Dal Cinquecento fino agli anni più recenti la chiesa è sempre stata oggetto di interventi di ristrutturazione, restauro o semplice manutenzione da parte della comunità locale. I brani ad affresco che decorano completamente l’interno della chiesa furono scoperti solo nel 1961; vennero realizzati da diversi artisti in diversi periodi a partire dagli affreschi dell’aula che presentano una teoria di santi e scene cristologiche databili all’inizio del Trecento, fino all’unico dipinto cinquecentesco sulla parete destra del presbiterio.
Opere d'arte
Il ciclo di affreschi rinvenuto nel 1961 decora soprattutto le
pareti dell’aula e costituisce uno dei cicli pittorici più antichi
dell’intera provincia di Belluno cronologicamente assegnabile agli
esordi del Trecento.
Le scene, dipinte da artisti differenti tra loro per stile e abilità, presentano episodi della vita di Cristo come la Nascita, la Flagellazione e la Crocifissione, e immagini di alcuni santi tra cui spicca sulla parete di fondo san Martino a cavallo intento a dividere il mantello con il povero e, vicino, i santi Ermagora e Fortunato che, secondo la tradizione, furono i primi evenagelizzatori di questo territorio e del vicino Alpago.
La parete di fondo del presbiterio si presenta per la gran parte ricoperta dall’altare maggiore, opera del tardo Cinquecento della locale bottega di Jacopo Costantini come ha confermato l’ultimo restauro in cui sono emerse la data 1594 e la firma dello scultore. Le tre nicchie dell’altare mostrano al centro la moderna statua della santa titolare e ai lati le cinquecentesche figure di sant’Antonio abate, a sinistra, e di san Nicolò, patrono degli zattieri, a destra.
Ai lati dell’arco trionfale prendono infine posto due statue di inizio Seicento che rappresentano santa Apollonia a sinistra, con in mano la palma del martirio e le tenaglie con cui le furono strappati i denti, e sant’Agata a destra, che regge insieme alla palma anche un piatto su cui sono deposti i suoi seni.
Le scene, dipinte da artisti differenti tra loro per stile e abilità, presentano episodi della vita di Cristo come la Nascita, la Flagellazione e la Crocifissione, e immagini di alcuni santi tra cui spicca sulla parete di fondo san Martino a cavallo intento a dividere il mantello con il povero e, vicino, i santi Ermagora e Fortunato che, secondo la tradizione, furono i primi evenagelizzatori di questo territorio e del vicino Alpago.
La parete di fondo del presbiterio si presenta per la gran parte ricoperta dall’altare maggiore, opera del tardo Cinquecento della locale bottega di Jacopo Costantini come ha confermato l’ultimo restauro in cui sono emerse la data 1594 e la firma dello scultore. Le tre nicchie dell’altare mostrano al centro la moderna statua della santa titolare e ai lati le cinquecentesche figure di sant’Antonio abate, a sinistra, e di san Nicolò, patrono degli zattieri, a destra.
Ai lati dell’arco trionfale prendono infine posto due statue di inizio Seicento che rappresentano santa Apollonia a sinistra, con in mano la palma del martirio e le tenaglie con cui le furono strappati i denti, e sant’Agata a destra, che regge insieme alla palma anche un piatto su cui sono deposti i suoi seni.
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